Studio delle linee generali della storia della letteratura latina, con analisi approfondite di alcuni autori, scelti coerentemente con il percorso monografico stabilito: “Ironia, umorismo e riso nel mondo latino. Teoria e pratica del faceto”. Lettura e commento in lingua originale di testi latini, anche in rapporto con la letteratura greca, affrontando problematiche di carattere letterario, ideologico e storico-culturale.
Un’antologia di testi che verranno letti e commentati a lezione. I testi saranno forniti dalla docente in edizione critica all’inizio del corso e verranno caricati sulla piattaforma digitale Moodle.
Per i testi da preparare autonomamente, si consigliano le seguenti edizioni:
Marco Tullio Cicerone. Lettere ai familiari, a cura di A. Cavarzere, 2 voll., BUR, Milano, 2007.
(cf. il commento a cura di D. R. Shackleton Bailey, Cicero. Epistulae ad Familiares, 2 voll., Cambridge 1977).
Tito Maccio Plauto, Anfitrione, a cura di Renato Oniga, con un’introduzione di Maurizio Bettini, Letteratura universale Marsilio, Venezia 1997.
(cf. il commento a cura di D.M. Christenson, Plauto. Amphitruo, CUP, Cambridge 2013).
Quinto Orazio Flacco, Le lettere, a cura di E. Mandruzzato, BUR, Milano 1983.
(cf. il commento a cura di C.O. Brink, Horace on Poetry. Epistles Book II. The Letters to Augustus and Florus, CUP, Cambridge 1982).
Per la storia della letteratura latina si consigliano i seguenti manuali:
G.B. Conte, Letteratura latina, II voll., Le Monnier Università, Firenze 2012 (anche in edizioni differenti, ad esempio in un solo volume o provviste di antologia) oppure M. Citroni, F.E. Consolino, M. Labate, E. Narducci, Letteratura di Roma antica, Laterza, Bari 1997.
Si possono portare anche altre letterature previo confronto con la docente.
Ulteriore bibliografia sarà fornita a lezione.
Obiettivi Formativi
Raggiungere un ottimo livello di conoscenza della lingua e della storia letteraria latina.
Acquisire capacità di interpretare e commentare in maniera approfondita testi latini fondamentali per la conoscenza della letteratura e della cultura antica.
Prerequisiti
Buona conoscenza della lingua e della letteratura latina.
Metodi Didattici
Lezioni frontali, comprensive di lettura, traduzione e commento di testi latini. Sono incoraggiati gli interventi da parte degli studenti.
Altre Informazioni
Per chi volesse sostenere l'esame di Letteratura 1 come corso singolo (e senza la frequenza del corso, neppure su piattaforma digitale), il programma sarà:
Cicerone, Pro Caelio.
Virgilio, Eneide 6.
Seneca, Apocolocyntosis.
La storia letteraria dalle origini all'età neroniana.
Modalità di verifica apprendimento
Esame orale. Attraverso la traduzione e il commento dei testi compresi nel programma d'esame, saranno verificate sia le competenze linguistiche (fonetica, morfologia, sintassi) sia la capacità di inserire i testi stessi nel loro contesto storico e culturale e nelle tradizioni letterarie cui si collegano e a cui danno origine. Sono previste anche domande che verifichino una buona conoscenza di tipo manualistico della storia della letteratura latina dalle origini all'età neroniana. È richiesta la lettura metrica dei testi poetici.
Previa presentazione di idonea certificazione gli studenti disabili, o con DSA, o comunque momentaneamente impossibilitati per ragioni di salute a sostenere la prova d'esame nelle modalità previste, potranno concordare una tipologia d'esame alternativa con il docente.
Programma del corso
Titolo del corso: “Ironia, umorismo e riso nel mondo latino. Teoria e pratica del faceto”.
Il corso si propone di indagare un tema cruciale per il mondo e la cultura letteraria romana, vale a dire l’ironia. L’ironia, l’umorismo e il riso sono qualcosa di profondamente connesse alla società romana e alle dinamiche sociali del vir bonus. Basti pensare all’ampio excursus teorico ciceroniano nel secondo libro del De oratore, che offre una preziosa panoramica sulla terminologia dell’ironia, e che implica distinzioni specifiche, ad esempio tra cavillatio (umorismo prolungato) e dicacitas (spiritosaggine estemporanea). Il trattato ciceroniano sarà analizzato in relazione alla tradizione greca, prima di tutto aristotelica, così come successiva, con il trattato De iocis, nel VI libro dell’Institutio oratoria di Quintiliano.
In piena affinità con la mentalità romana, l’ironia è percepita come un codice comunicativo profondamente “normato”, soggetto a un codice stilistico preciso (basti pensare alla tradizione dei Saturnalia, in cui l’elemento di libertà e del motteggio è reso possibile proprio perché depotenziato, cioè posto sotto il controllo della norma stabilita). È nel De oratore, appunto, che Cicerone spiega la differenza tra l’ironia che si confà all’oratore e quella, fortemente negativa, che appartiene alla tradizione dei mimi e dei buffoni (gli scurrae), figure che rappresentano una versione deteriore, volgare dell’uomo arguto e raffinato, e che ricorrono frequentemente nelle discussioni sulla retorica del riso.
La tradizione culturale e letteraria latina prende storicamente le mosse dal celeberrimo evento dei ludi scenici del 391 a.C. in cui, nella testimonianza di Livio, viene per la prima volta messo in rilievo l’elemento farsesco – il sal – che, caratteristica fondamentale delle prime forme sceniche dell’atellana e dei fescennini, rimarrà un tratto identitario genealogico “romano” sotteso a numerose forme letterarie, come la commedia o la satira. Allo stesso tempo, l’elemento farsesco è presente in tradizioni storico-sociali fondamentali, come i carmina triumphalia, o nell’epigramma scoptico, ad esempio catulliano, o in quello successivo, rappresentato da Marziale. Il motteggio, l’insulto faceto (la “controlled laughter”, come è stata definita da Anthony Corbeill), è infatti un elemento cruciale nelle relazioni sociali, come è bene attestato a partire dalla tarda-repubblica.
Nel corso si analizzerà dunque da una parte l’aspetto teorico del riso e dell’ironia, principalmente con i testi di Cicerone e Quintiliano. Cicerone sarà un autore fondamentale per il corso, perché, oltre a fornire le fondamentali pagine teoriche del De oratore, sarà analizzato dal punto di vista della “pratica” del faceto, nelle pagine dello straordinario epistolario rivolto a Papirio Peto (nel libro IX delle Ad familiares). Con Peto, epicureo campano, Cicerone si permette non soltanto una riflessione sull’ironia e sulla sua “archeologia storico-culturale”, ma mette costantemente in pratica un meta-umorismo, che sapientemente e volutamente si discosta dall’ideale da lui stesso conclamato nel De oratore. Il Cicerone “umorista” è uno degli aspetti più interessanti, forse meno noti, che vale la pena di approfondire. Basti ricordare che, già mentre Cicerone era ancora in vita, cominciarono presto a circolare raccolte di facete dicta, “detti faceti”, a lui attribuiti, di cui si discuterà ampiamente. La prima attestazione del Cicerone “umorista” è in Seneca padre, per comparire poi nei Satyrica di Petronio. Anche brani da orazioni come le Verrine o la Pro Caelio, capolavoro “umoristico” di Cicerone, saranno lette e commentate in classe. Il VI libro dell’Institutio oratoria sarà fondamentale non soltanto per recuperare la tradizione teorica sul riso ma per analizzare ancora, dal punto di vista di Quintiliano, l’atteggiamento di Cicerone verso l’ironia, non sempre in linea con il principio del decorum. Al lessico e alla semantica dell’ironia, che prevede termini fondamentali come facetus, iocosus, lepidus o, dal versante opposto, scurrilis sarà ovviamente prestata particolare attenzione.
Un altro aspetto fondamentale sarà l’analisi dell’elemento “farsesco” sia in termini storici, con l’approfondimento delle prime forme sceniche romane, sia in termini letterari. Si leggeranno brani dalle commedie di Plauto e Terenzio, frammenti dalle Menippee varroniane e dalle satire “latine”, epigrammi di Catullo, Marziale e versi anonimi contro gli imperatori tramandati da Svetonio e poi dalla Historia Augusta. Le Vite di Svetonio rappresentano un testo cruciale, da cui si leggeranno brani, giacché, attraverso la narrazione per aneddoti e rubriche, mettono sovente in scena il rapporto tra riso e potere.
Anche i Saturnalia di Macrobio rappresenteranno una preziosa risorsa per gli argomenti del corso. Testo troppo spesso etichettato come minore o come semplice “contenitore” di una tradizione poetica precedente (si pensi al rapporto con Virgilio), privo di originalità, i Saturnalia costituiscono invece un progetto letterario ambizioso, che rivela un retroterra letterario raffinatissimo. Per quanto riguarda il tema dell’ironia, i Saturnalia offrono una interessante riflessione sul faceto, oltre che una vera e propria storia dell’ironia a Roma, nella quale due autori vengono dichiarati come campioni indiscussi di umorismo: Plauto e Cicerone.
Il programma d’esame, oltre agli argomenti e ai brani di autori latini trattati a lezione, prevede la lettura in lingua originale dei seguenti testi:
Cicerone, Epistolario a Papirio Peto (Ad Familiares 9, 15-26)
Plauto, Amphitruo.
Orazio, Epistole, 2, 1.
È obbligatorio portare uno tra i saggi critici proposti dalla docente (disponibili sulla piattaforma Moodle).